Bene, prima del post che inserirò dopodomani (questo solo per creare un po' di suspense), ho intenzione di parlare di un genere teatrale, uno tra i più recenti, che mi intriga molto, anche se spesso la trama è praticamente impossibile da capire:
IL TEATRO DELL'ASSURDO
Genere che nasce in europa tra gli anni '50 e '60. Si fonda sul concetto filosofico che segna la storia del periodo: l'assurdità dell'esistenza, l'empuissance à vivre, tanto decantata da Jean-Paul Sartre ne "La Nausée". Il termine è stato coniato da Martin Esslin, che così titolò una sua pubblicazione del 1961: "The Theatre of the Absurd". Le caratteristiche principali di questo genere teatrale sono i dialoghi senza senso, capaci talvolta di suscitare il sorriso nonostante il dramma che vivono i personaggi; le lunghe pause e le scenografie essenziali (quasi inesistenti).
Come dicevo prima la trama, che solitamente è abbastanza palese in ogni spettacolo teatrale, diventa una matassa difficile da sbrogliare, talvolta si arriva alla fine di spettacolo senza averne capito il senso, e magari solo ripensandoci sulla strada di casa si giunge a un PERCHE', una spiegazione, più o meno razionale, di quello che è stato rappresentato sul palcoscenico.
Tra i maggiori esponenti vanno menzionati Samuel Beckett, del cui capolavoro "En attendant Godot" ho già detto qualcosa nel secondo post; Eugène Ionesco, con, ad esempio "La Leçon" (in cui ad onor del vero, non esistono lunghe pause ma, al contrario, i discorsi sono serrati ma comunque privi di una logica valida); Harold Pinter, il cui teatro dell'assurdo diventa "Teatro della Minaccia", a causa del clima di nervosismo e attesa di qualcosa di negativo e pericoloso (che effettivamente arriva alla fine) che si crea sia sul palco sia sotto ad esso, come accade in "The Dumb Waiter"; Jean Genet, le cui opere rispecchiano la sua stessa vita e si intrecciarono profondamente al punto da rendere difficile la distinzione tra episodi inventati ed esperienze realmente vissute dallo stesso, come accade anche in "Les Bonnes" l'opera più famosa e rappresentata in cui la perversione diventa sovversione; Antonin Artaud (del quale, i più attenti noteranno, si è parlato anche durante il corso di Lingua dei Segni), che trasforma l'assurdo in dolore,in un'accezzione filosofica, creando il cosiddetto "Teatro della Crudeltà", fondato sulla violenza delle emozioni. Utilizza il grottesco, l'orrendo e il dolore per "aggredire" il pubblico, metterlo a nudo. E prova la vera violenza fisica su se stesso, per purificarsi, come fa per il teatro, per attuare una catarsi.
Adesso, alla luce di quanto ho scritto e dei video che vi ho linkato, commentate e dite cosa ne pensate di questa forma (che poi si declina in altre) di teatro, cosa avete pensato nel vedere quelle scene, che anche se non sono spettacoli interi, bastano a comprendere meglio il tutto.
Aspetto le vostre impressioni.